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Giu

Lana: un bene in cerca di definizione

Sebbene tutti abbiano familiarità con i prodotti fatti con la lana, non molti sanno che è al centro di diverse questioni in Europa. Infatti le incertezze normative sulla sua produzione e lavorazione non permettono di utilizzare questo bene come fonte di guadagno e di rilancio locale.

Quanti ovini ci sono in Italia e quanta lana viene prodotta?

Secondo il completo articolo pubblicato da F. Camilli e T. Burgassi su Agriregionieuropa in Italia vengono allevati circa 8 milioni di ovini. Questi producono circa 1,5 kg di lana sucida (ovvero non lavata) per capo (dati IZS Abruzzo e Molise, 2009). I dati raccolti dall’ISTAT, inoltre, ci mostrano come in Italia nel 2013 siano stati prodotti 88.498 migliaia di quintali di lana sucida, di cui 1 migliaio di quintali in FVG, quantità in diminuzione del 2,3% rispetto all’anno precedente.

Quanto guadagnano gli allevatori con questi numeri?

Davvero poco, dato che questa lana è considerata un costo per l’allevatore più che un beneficio: il guadagno che si ottiene della lana proveniente da razze non selezionate è, sempre secondo Agriregionieuropa, di 0,50 cent per Kg.
Si tratta di cifre bassissime che non riescono nemmeno a risarcire i costi della tosatura, pratica assolutamente necessaria per la salute degli ovini e per l’attività degli allevatori.

Perché questi costi bassissimi?

La lana è considerata un rifiuto speciale e comporta spese davvero alte per gli interessati. La lana, da bene prezioso capace di essere una fonte di guadagno in più per gli allevatori, diventa un costo ed un peso. La normativa igienico sanitaria in campo è infatti un punto davvero critico che non consente agli interessati di posizionarsi in modo competitivo sul mercato e spezza uno delle altre fonti di reddito possibili.

Questa tematica è stata però presa in considerazione dal progetto “Percorsi di Orientamento (2008-2011)”, finanziato da Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha portato a delle considerazioni importanti: la prima è proprio il riconoscimento di tale tematica come problematica; la seconda è la necessità di creare sistemi locali di piccole dimensioni
in cui poter far circolare questo bene. La produzione della lana e il suo impiego può diventare un toccasana per le economie rurali e per la loro valorizzazione. Rimane tuttavia ancora aperto uno dei problemi principali: la definizione della lana nella normativa europea.

La lana in cerca di definizione

Il regolamento europeo CE 1069/2009 definisce la lana derivante dalla tosatura periodica non come una materia prima ma come un sottoprodotto che per circolare nel mercato dev’essere trattato abbassandone la carica di batteri patogeni.
La normativa stabilisce quindi che la lana può essere destinata solo a degli impianti di trattamento specializzati per essere poi trasformata in “prodotti tecnici” ovvero in lane destinate alla filatura. Il fatto che la lana venga definita come un sottoprodotto che porta rischi igienico sanitari fa si che la sua rielaborazione abbia costi davvero elevati.

Esiste tuttavia un altro regolamento CE 510/2006 che inserisce la lana fra i “prodotti agricoli” che possono essere tutelati grazie ad una IGP o una DOP. Si vede quindi che esiste una forte incongruenza fra le normative presenti.
Si aggiunge poi il Codice civile italiano che all’articolo 2135 definisce l’attività di produzione della lana come connessa a quella agricola. Come riporta sempre Agriregionieuropa “la lana in Italia pertanto si configura come vero e proprio prodotto agricolo dal punto di vista civilistico”. i capisce quindi come questo bene non abbia ancora trovato una sua definizione certa e ciò non aiuta chi vorrebbe riutilizzarlo all’interno della propria attività agricola.

Ripensare alla definizione della lana

Ci sono quindi della azioni importanti che potrebbero sbloccare la difficile situazione legata alla lana, come ricorda sempre lo studio citato sopra:
1. Posizionare in modo chiaro la lana nello scenario normativo italiano ed europeo;
2. Fare un censimento delle tipologie di lana prodotte in Italia;
3. Ripensare ai processi di lavaggio della lana e trasformazione locale;
4. Ricollocare la lana e i prodotti finiti nel mercato territoriale in cui viene prodotta;

Il Consorzio e il rilancio della filiera della lana

Utopia? No. Il Consorzio sta infatti avviando un progetto centrato sul recupero e la lavorazione della lana nel rispetto dalle normative attuali. Stiamo parlando quindi della produzione locale della lana, del suo lavaggio secondo i regolamenti in vigore, della sua lavorazione e della rivendita del prodotto finito nel territorio di provenienza.
Per avviare questo progetto, che prenderà forma concreta nei prossimi mesi, il Consorzio ha deciso di organizzare degli eventi di sensibilizzazione a questa tematica, fra cui le giornate di giugno dedicate proprio alla tosatura e alla transumanza, due antichi riti interconnessi fra loro. Durante la festa della Tosatura, il 9 giugno a Tramonti di Sotto, la Comunità potrà assistere alla tosatura del gregge consortile, ascoltare le storie degli abitanti locali legate a questa usanza e scoprire di più sulla lavorazione della lana grazie all’intervento dell’associazione “Le arti tessili” di Maniago.

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